Ecco il diario, un misto di informazioni, avventure ed impressioni personali, del mio viaggio in Scozia dell’Agosto-Settembre 2007. Quest’anno niente foto immerse nel testo, tuttavia ne ho pubblicate 70+ su Flickr:

http://www.flickr.com/photos/arthas/sets/72157601945892893/detail

E ora, passiamo al diario… come al solito, perdonatemi eventuali errori di digitazione, etc… ;-)

Giorno 1 (21 Agosto 2007)

Finalmente sono tornato, con la mia Sabry, dove tutto è iniziato: in Scozia. L’idea, questa volta, era quella di risalire in auto (noleggiata) la costa Ovest, dalle Lowlands fino (almeno) a Skye, per poi concludere con Inverness, Perth, Stirling ed Edimburgo. Le Shetland, colpevolmente lasciate da parte nel 2001, rimangono troppo lontane, scomode e costose - e dovranno dunque attendere ancora.

La “solita” RyanAir ci ha questa volta giocato un brutto scherzo, obbligandoci a pagare un bel po’ di Euro a causa dell’eccedenza di kg nel bagaglio. In realtà si è trattato di un’azione un po’ meschina, poiché il sito web su questo aspetto è piuttosto fuorviante, e subdolamente può portare a credere che sia possibile portare con sé 15kg per bagaglio (ogni bagaglio costa 9 Euro), mentre il limite è in realtà per persona. Shame on RyanAir! Giunti a Liverpool, almeno il noleggio auto con la Hertz (prenotato via RyanAir) non ha riservato brutte sorprese: una ottima Opel Corsa 1.2i (2 porte) a 200 GBP per 2 settimane; l’unico neo, peraltro ampiamente preventivato, è stato che Sabry, non avendo raggiunto i 25 anni di età, non ha potuto guidare.

Gli inizi a Liverpool con la guida sul lato sinistro della strada sono stati atroci. È stato un po’ come rifare la pratica della patente daccapo: era necessario rimanere sempre concentrati, soprattutto presso incroci e rotonde. Giunti in qualche modo al Devonshire House Hotel (eccellente, a sole GBP 48 per la camera doppia, con tanto di scoiattoli in giardino!), ci siamo brevemente sistemati per poi esplorare un po’ Liverpool. Rispetto alla mia precedente visita, la città era diventata un enorme cantiere: progetti grandi e ambiziosi miravano a rivoltarla come un calzino, trasformandola in qualcosa di molto interessante, almeno a giudicare dai disegni esposti in ogni via. Dopo la cena ed una pinta al Grapes (Mathew Street), abbiamo “chiamato la giornata”.

Giorno 2

La Scozia ci ha dato il suo caldo benvenuto in una splendida giornata di sole a Gretna Green. Qui ancora oggi si sposano “sull’incudine” un sacco di persone: può sembrare un pelino kitsch, ma l’Old Blacksmith’s Shop merita decisamente una visita!

Devo dire che, appena lasciata l’Inghilterra, le strade sono diventate “stradine” in cui mi trovano piuttosto male a guidare (anche, ovviamente, a causa delle mie abitudini “continentali”). Nonostante ciò siamo arrivati sani e salvi all’eccezionale quanto triangolare Caerlaverock Castle. Qui abbiamo tra l’altro scoperto di poter acquistare un abbonamento molto conveniente che consente la visita a svariate decine di castelli ed abbazie in Scozia (tutti quelli della Scottish Historic Association, GBP 27 per 7 giorni di visita su 14). Abbiamo subito sfruttato il pass per recarci alla vicina Sweetheart Abbey, che mi ha davvero impressionato: i ruderi sono imponenti, riflessivi, e l’agghiacciante interno dell’ex abbazia è un prato perfetto come non ne ho mai visti (praticamente un tappeto). Si era fatto il medio pomeriggio ed i morsi della fame iniziavano a farsi sentire, dunque cosa meglio di un gelato alla Cream O’Galloway, nei pressi Gatehouse of Fleet? Lo fanno lì, con mucche e tutto il necessario! Purtroppo era tardi per i tour della fabbrica, mentre quelli della fattoria erano sospesi per via dell’afta epizootica. Ci siamo accontentati di un giro nel parco avventura (GBP 2, molto divertente soprattutto per i bambini un po’ cresciuti come noi) ed ovviamente della degustazione. Non dovete assolutamente perdervi gusti come real raspberry e real strawberry. Terminate le degustazioni abbiamo deciso di avvantaggiarci chilometricamente e di andare a dormire in un camping situato poco fuori dal Culzean Castle (sulla costa ovest dell’Ayrshire). La serata era fredda, l’idea era che essa ci fornisse utili indicazioni sulla possibilità di utilizzare la tenda nei giorni successivi (o, meglio, sulla nostra voglia d fare ciò). Beh, la notte la temperatura dentro alla tenda è scesa a ridosso dei 10 gradi ed io, con il sacco a pelo per i +5, ho patito non poco; Sabry, invece, col suo -5 è stata benissimo. Nei giorni successivi avrei dovuto vestirmi molto di più prima di entrare nel sacco a pelo…

Giorno 3

Brrrrr, mi sono alzato alle 8 tutto infreddolito: che nottataccia. Peraltro è stata anche un po’ rumorosa, a causa di uno dei 2 metallari tedeschi della tenda accando, il cui russare si percepiva distintamente - beh, quantomento la sera prima avevano messo su gran musica dei Black Sabbath!

La Crossrague Abbey è un rudere che merita una visita: se (come noi) trovate una giornata grigia, con nebbia, non ci sono altri visitatori ed il guardiano Paul sta rastrellando la ghiaia, c’è di che rabbrividire… Il Culzean Castle è invece un po’ caro (GBP 12 a testa), ma non per questo non meritevole: le tante stanze sono interessanti da esplorare, come anche la parte dedicata ad Eisenhower (a cui fu regalata parte del castello dopo la Seconda Guerra Mondiale). Avevamo in qualche modo voglia di faticare un po’, dunque il Dundonald Castle a Troon sembrava la scelta migliore: ripide salite a piedi, scale, etc. Dalla cima si vede un bel po’ di Ayrshire, con tanto di impianti di estrazione mineraria (uno passa anche sopra la strada nei pressi di Ayr, fantastico!).

Procedendo poi verso Largs, stavo riflettendo su un paio di cose: la prima era che avevo prospettato Largs come tappa per la prima sera, invece ci stavamo passando il terzo giorno; la seconda era che ormai mi stava risultando naturale guidare sul lato sinistro della strada, come anche affrontare gli incroci: in certi momenti mi sembrava che non fosse mai esistita una “guida sul lato destro”.

La nostra meta per la serata era l’isola di Bute, che abbiamo raggiunto tramite un intorgolato giro in macchina che includeva un “tour” attraverso le trafficate periferie di Glasgow, nonché il costeggiamento del magnifico Loch Lomond. Sabry, approfittando del bel sole, ha immerso i piedi nel lago. A Bute (traghetto-shuttle da Colintrave GBP 18) abbiamo pernottato alla Commodore Guest House (nome che farà impazzire gli hacker sui 30 anni di età ;-)) di Rothesay. Era un posto davvero caratteristico: in camera c’erano anche due sedie con tavolino rivolte verso il porto. Il gestore del B&B mi ha chiesto se avessi dei parenti a Glasgow, dove a quanto pare c’è un famoso avvocato penalista di cognome Beltrame. Particolare simpatico: quando al telefono ho prenotato la stanza, il gestore mi ha chiesto di arrivare il più tardi possibile, poiché prima doveva andare a giocare a golf.

A Rothesay (la sera è deliziosa) il Waterfront Inn è da non perdere per una cena: locale portuale, intimo, alla mano, si mangia molto e bene.

Giorno 4

Rothesay si è dimostrata davvero una piacevole sorpresa, a partire dal pregevole castello fino ai ruderi della chiesa di St. Mary. Ho anche acquistato una felpa della nazionale scozzese di rugby! Il porto della cittadina è incantevole: concedetevi due passi sull’esplanada, divertitevi a varcare più volte il confine tra le Highland e le Lowland (segnalato da un arco), rilassatevi…

L’attrattiva principale di Bute è Mount Stuart, grandiosa residenza con incredibile parco (GBP 7.50, non perdetevi il vialone alberato!). Sulla strada del ritorno, Sabry ha visto una foca su uno scoglio molto vicino alla riva, e mi ha gridato di fermarmi: ovviamente mi sono spaventato ed a momenti finivo io stesso in acqua con l’auto. Una volta tornato in me, sono riuscito ad avvicinarmi tranquillamente alla foca, fotografandola da non più di 8 metri di distanza!!! Abbiamo tentato di andare al faro, ma il sentiero era chiuso per smottamento. Non escludo in realtà che, con un po’ di spirito di avventura (e - a giudicare dal promontorio - almeno 20 metri di cordino), si potesse raggiungerlo. Quando Bute era (purtroppo) ormai un ricordo, un posto carino in cui ci siamo fermati è stato l’Inveraray Jail: il giro delle prigioni vecchie e nuove è stato divertentissimo, “animato” peraltro da dei tizi in maschera piuttosto eccentrici. Da qui ho tentato di prenotare un B&B ad Islay, ma la fortuna non è stata dalla mia: prima si è guastato il cellulare, poi nell’ordine (mentre tentavo di usare un telefono pubblico) ho finito le monete e l’apparecchio ha sviluppato (seri) problemi a leggermi la carta di credito; ho ritenuto pertanto saggio rinunciare.

Dopo aver visto varie (strepitose!) standing stone ed incisioni preistoriche nella zona di Kilmartin, siamo scesi a dormire a Tarbert, così da essere vicini al punto di partenza del traghetto per Islay. Il Cuillins B&B era delizioso, ma quello da non perdere è il Corner House Bistro: lo chef francese reinterpreta a modo suo la cucina tradizionale scozzese. Provare per credere: buonissimo!

Giorno 5

Da quando ho bevuto il primo (decente, non la robaccia che scolavo a 18 anni solo per sbronzarmi) whisky della mia vita con il mio amico Kekko, Islay è stato uno dei posti che avrei assolutamente voluto vedere. Ripeto quanto ho scritto nel 2001 per le Orkney: Islay è bellissima. Vi siamo giunti (a Port Ellen) con pioggia e nebbia, situazione che rendeva il tutto ancora più sublime ed affascinante.

Stavo iniziando a capire che non è esattamente una questione di whiskerie, ma di luoghi dove esse sorgono: un whisky porta con sé qualcosa di essi. In ogni caso, i malti di Islay (in particolare Bowmore e Lagavulin, ma anche Caol Ila e Laphoraigh) sono nettamente in cima alla mia lista personale (preceduti praticamente solo dal Talisker). Era sabato, pertanto molte distillerie erano chiuse; tuttavia abbiamo visitato la Bowmore, situata nell’omonimo villaggio. La visita alla distilleria è stata una figata, mi sentivo come un bambino che va al luna park per la prima volta. Ho scoperto che per la stagionatura vengono utilizzate alcune botti del Jack Daniel’s, in modo da “tagliare” un po’ il gusto del Bowmore. Sulla strada l’ho rischiata grossa: nei pressi di Lagavulin stavo tranquillamente guidando sulla destra, senza rendermi conto di nulla a causa del fatto che la strada di campagna era praticamente priva di segnaletica. Ad una curva mi sono all’improvviso trovato un’auto (azzurra) di fronte ed ho dovuto fare un numero da Nascar per evitare un disastroso scontro frontale.

Il pomeriggio è stato dedicato ad un’altra isola mitica (almeno nel mio immaginario): Jura, raggiunta con appena GBP 16 per auto + 2 persone a/r da Islay; nulla al confronto dei GBP 105 per Tarbert - Port Ellen a/r - ma è anche una traghettata di 5 minuti. Jura è quanto di più remoto io abbia finora concepito in termini di isole: ben più di Islay e ben più delle Orkney. A parte una singola, stretta, strada, il resto dell’isola è formato da terreno selvaggio macchiato da qualche pascolo: pecole e mucche, nonché cervi, stanno tranquillamente in mezzo alla strada e si lasciano avvicinare. Bowmore ci è sembrato essere il centro più interessante dell’isola, così abbiamo pernottato presso l’eccellente B&B The Bowmore House (GBP 75 per la camera doppia, mi stavo rendendo conto che lo standard dei B&B era davvero altissimo); il posto era gestito, per conto dei suoi zii, da una simpatica e timida ragazza della “mainland”, che “cucinava” solo la colazione continentale. Il Port Charlotte Hotel & Restaurante è da provare assolutamente per una cena in un’atmosfera da film di una Scozia di altri tempi, a patto che abbiate GBP 35 (a testa) che vi avanzano: abbiamo preso l’aperitivo nel delizioso salotto vittoriano assieme a cacciatori e golfisti, quindi cenato nell’intimo ristorante con vista sull’oceano, e poi ancora degustato un drink nell’accogliente salotto.

Giorno 6

Avevo letto che di domenica molti luoghi nelle Ebridi sono deserti, ed a quanto pare Islay è uno di quelli: né a Bowmore né a Port Ellen c’era anima viva in giro (salvo rare persone che portavano a spasso i bambini oppure il cane), e non c’era nulla di aperto: nemmeno un bar o un’edicola. Port Ellen, in particolare, pareva una città fantasma. Per rimanere in tema lugubre, abbiamo visitato la Kildarton Chapel (e relativa Cross), prima di prendere il traghetto e lasciare Islay. Spero di tornarci.

Durante la salita verso Oban ci siamo fermati a vedere ciò che, in zona Kilmartin, avevamo lasciato a metà 2 giorni prima: le incisioni su roccia ad Achnabreck (risalenti a 5000 anni fa) ed il Kilmartin Chrchyard. A Oban, prima di accamparci, ci siamo concessi una birretta (ho scelto un’ottima “real ale” Highlander) in centro… il rito dell’aperitivo ogni tanto ci vuole.

Il camping di Oban era strepitoso, con una vista incredibile sull’oceano (ma protetto comunque da vento, quindi i pali della tende si sono salvati). Peccato che la temperatura già alle 21.30 fosse un pelino bassa: +6. Ho dovuto vestirmi un bel po’ per non patire freddo nel sacco a pelo - in effetti ho esagerato un po’, ho avuto le caldane ad un certo punto della (molto piovosa) notte.

Giorno 7

Iona è stato il grande obiettivo fallito della giornata. In effetti avevamo messo un po’ troppa roba nel mezzo, tra cui l’eccellente Oban Rare Breeds Farm Park (non perdetelo, cervi e lama vengono a farsi accarezzare!) e lo Scotland Sea Sanctuary (un discreto acquario, ma a GBP 10!). Inoltre, prima di traghettare a Corran Ferry, non ci siamo fatti mancare un delizioso castello di cui al momento non ricordo il nome, situato in un fantastico bosco (consigliatissimo!). A questo punto qualche lettore si chiederà come mai non ho visitato la celebre distilleria Oban. La risposta è semplice: ho preferito dedicarmi al Rare Breeds Farm Park, e francamente l’Oban non è uno dei miei malti preferiti (benché non sia affatto male). :-)

Abbiamo traghettato per Mull da Lochlaine (GBP 27 a/r). Le strade, sia sulla terraferma che a Mull, iniziavano a farsi davvero pessime: singola corsia (con punti di sorpasso ogni 200 metri circa), asfalto rattoppato, andamento molto “serpentoso”.

A Mull abbiamo visitato i 2 castelli fino a quel momento forse più belli: il Torosay Castle (si può sedersi sui divani!!!) e il Duart Castle, peraltro molto diversi tra loro. Al Duart Castle siamo stati accompagnati dalla macchina all’ingresso da un cane (forse fantasma) molto vecchio e che faceva fatica a camminare, ma gentilissimo… Entrambi i castelli sono ancora abitati, suppongo da personaggi piuttosto eccentrici.

Scrivevo ad inizio giornata di Iona: per arrivare al ferry in tempo ho corso alla morte sulle strette stradine di Mull, ma siamo giunti proprio mentre il traghetto (l’ultimo, ovviamente) salpava. Di fronte a noi c’era Iona con la sua abbazia al tramonto, mi veniva da piangere. Ma forse non tutto era perduto…

Andava in ogni caso trovata una sistemazione per la notte, peraltro nei pressi di Tobermory poiché alle 8.50 del mattino successivo dovevamo trovarci puntuali al porto per il tour di avvistamento delle balene. Vicino a Salen abbiamo trovato un B&B (Glenaros Lodge) gestito da due tizi un po’ singolari ma anche molto gentili, che per la cena ci hanno consigliato il vicinissimo Mediterranea (a Salen). Si trattava di un ottimo ristorante italiano in cui il cuoco cucinava le pietanze locali in stile italiano (un po’ come lo chef francese del Giorno 4). Risultato: eccellente. Abbiamo provato a chiedere alla cameriera siciliana, Simona, la differenza tra halibut ed haddock (pesci di cui ci sfuggiva la traduzione): nemmeno lei è stata in grado di autarci. :-) Il ristorante comunque merita davvero, con un unico neo: c’è solo birra italiana, ach…

Giorno 8

Tour di 8 ore per avvistare le balene: GBP 70 a testa, ma Sabry ci teneva davvero tanto, ed a posteriori devo ammettere che non era affatto male (e l’imbarcazione era dotata di cafeteria gratuita, o meglio inclusa nel prezzo). Abbiamo avvistato una balena e vari tra delfini, altri mammiferi acquatici, foche, aquile di mare, … e lo skipper era dotato di uno humor fenomenale. Incredibilmente non pioveva! Al ritorno a Tobermory ci siamo concessi un milk shake ed una cioccolata calda in un posticino affacciato sul porto, in realtà un po’ turistico ma le bevande erano buone.

Per la cena, qualche ora più tardi, cosa meglio di un salto da MacGohan’s, al porto? C’era anche la partita di Coppa dei Campioni (preliminari) dei Glasgow Rangers, che hanno passato il turno poco dopo che io avevo ingoiato l’ultima patatina. Non mancate di assaggiare le ottime birre locali di Mull (talvolta disponibili solo in bottiglia: provate sia la bionda che la scura, davvero buona e leggera. I due passi post-pasto attorno al porto ci hanno mostrato una Tobermory davvero carina, con tanti edifici colorati sul lungomare. Tra i tanti, c’era l’ostello che mi ha ricordato il mio vecchio modo di viaggiare; beh, in realtà è una malinconia un po’ fuori luogo, giacché ogni tanto passo ancora per ostelli. :-)

Giorno 9

Questa volta Iona non ci è sfuggita, anche se arrivare in tempo al ferry lungo quelle stradacce è stato un po’ impegnativo. La piccola isola vale però lo sforzo: l’abbazia, nonostante i numerosi turisti, è un luogo davvero solenne. Abbiamo tentato di attraversare Iona per vedere i puffin, ma chiaramente ci siamo persi nel terreno paludoso e siamo arrivati sì all’oceano, ma nella zona del curioso golf club: le buche, situate in posizione spettacolare in riva al mare, erano abitate da mucche e pecore totalmente incuranti dei giocatori che, incuranti a loro volta, le aggiravano e le scavalcavano con le palline.

Siamo dovuti rientrare inaspettatamente al B&B, poiché Sabry aveva dimenticato la giacca appesa sulla porta: per fortuna se n’era ricordata prima di prendere il traghetto, altrimenti il recupero della stessa sarebbe stato alquanto difficoltoso. Questo evento mi dà l’occasione di spendere altre 2 parole sul Glenaros Lodge, probabilmente il B&B più “famigliare” che ci sia capitato di trovare: i proprietari hanno persino asciugato la nostra tenda di loro iniziativa! Una volta riusciti (finalmente) a ritornare sulla terraferma, ho provato un po’ di sollievo: a volte la corsa per prendere in tempo i traghetti mi aveva eccessivamente “stressato”, costringendomi a correre troppo sulle stradine a corsia singola.

Per la notte abbiamo sostato (Berkeley Guest House, molto accogliente, GBP 29 a testa) a Fort William, una località scozzese di montagna che, abbastanza curiosamente, si trova in riva al mare. Fort William mi è sembrata un po’ come Lillehammer in Norvegia e anche, se vogliamo, come Cortina d’Ampezzo non lontano da casa mia - le prime due tuttavia mancano del fascino di quest’ultima. In ogni caso c’è il classico vialone centrale pieno di negozi di attrezzature sportive e di qualche locale. Ci sarebbe stato il Ben Nevis da salire, ma le condizioni atmosferiche erano davvero pessime. Abbiamo pertanto optato per un salto in piscina: in genere odio fare il bagno, però il leisure centre era davvero informale e c’era anche lo scivolo: Yuh-hu!

Giorno 10

Un whisky dal nome Ben Nevis non l’avevo mai sentito, quindi l’occasione per visitarne la distilleria mi sembrava da non perdere. Benché il malto (assaggiato lì) non fosse tra i miei preferiti, la visita era piuttosto interessante ed ho avuto conferma che praticamente tutte le distillerie scozzesi utilizzano botti Jack Daniel’s di seconda mano per gli invecchiamenti. Il motivo? Scopritelo visitando una distilleria. :-)

Mi piacciono davvero tanto - e anche a Sabry - i libri di Harry Potter (nel Giorno 2 ho acquistato l’ultimo in un supermarket). Beh, avete presente il viadotto che compare nei film della serie, sul quale transita l’Hogwarts Express? È a Glenfinnan, una decina di miglia a ovest di Fort William, e (figata) ci si può andare con il treno a vapore. Purtroppo i posti erano tutti prenotati, pertanto ci siamo andati in auto e poi a piedi fino a raggiungere la sommità di un promontorio da dove fotografare il passaggio del treno. Non eravamo certo gli unici: c’erano molte persone con tanto di teleobiettivo e cavalletto! Nei pressi c’è anche la vecchia stazione di Glenfinnan con un piccolo museo ed una caffetteria dentro un vecchio vagone, se avete sete merita un salto.

Pian piano ci siamo trasferiti a Skye. Attraversando lo Skye Bridge (ora diventato gratuito) e girovagando un po’ per Kyleakin ho rivisto il me stesso di 6 anni prima che camminava con lo zaino rosso dalla stazione all’ostello - una lacrimuccia era praticamente d’obbligo. Sono anche ritornato al tetro cimitero sotto i Red Cuillins: era inquietante esattamente come la volta precedente, una visione da brividi.

Ah, quasi dimenticavo una tappa di primaria importanza: prima di arrivare a Skye ci siamo fermati all’Eilean Donan Castle, che è assolutamente imperdibile poiché rappresenta il prototipo del castello scozzese (in pietra, su un loch, con ponticello in pietra, …), eguagliato forse solo dal Duart Castle a Mull (che aveva in più il “cane fantasma”). In effetti mi chiedo come avessi fatto a non considerare questa tappa nel 2001, trovandosi esso a 2 passi da Kyle of Localsh; bah, mi sa che ero troppo impegnato a bere alcolici in ostello!

Per la notte abbiamo raggiunto Portree dove, dopo alcune peripezie (B&B pieni che ci mandavano dai loro amici facendoci credere che non ci fossero altre stanze libere in città, che infamia…) abbiamo trovato posto in un B&B rosa (persino i sassi del vialetto erano colorati) di nome Viewmount. Se arrivate a Portree da Broadford non potete comunque non notarlo: è sulla sinistra, fuori dal centro. Per la cena c’è invece un posto da non perdere: il Café Arriba, economico, colorato, giovanile, con buona musica e piatti spagnoleggianti un pelino strambi ma davvero ottimi. Io ho scelto una paella dal contenuto non del tutto convenzionale, Sabry della carne eccezionale! La pinta della staffa (Duchoirs IPA) l’abbiamo bevuta The Isles Inn, praticamente l’unico posto decente oltre al mai troppo lodato Café Arriba. Tutti gli avventori erano molto concentrati su una partita di Coppa UEFA del Blackburn, peraltro mai realmente in bilico.

Giorno 11

Finalmente ci siamo: Talisker Distillery. Questa non potevo perderla, poiché vi viene distillato il mio whisky preferito in assoluto, quel “molto torbato ma senza strafare” che è eccezionale. Visita e degustrazione (GBP 5) sono state interessanti, ma già all’arrivo a Carbost ero in trance. Se passate di là andate anche a Talisker Bay: c’è un po’ da camminare (in piano), ma cascata e faraglione compensano ampiamente. La English (o Scottish, ma è quasi uguale) breakfast stava iniziando a stufarmi, ed in B&B sono ritornato alle vecchie abitudini continentali - il che ha reso il whisky alle 10 del mattino piuttosto duro. Ah, chiaramente in pieno stile Portree la proprietaria del B&B rosa ci ha dato il biglietto da visita del B&B di sua sorella nei pressi di Inverness, caso mai ci fosse servito…

Sotto la pioggia (è durata quasi tutto il giorno) abbiamo continuato il nostro periplo di Skye, passando anzitutto per le scogliere di Waterstein Head per per il faro di Neist: quest’ultimo in realtà non l’abbiamo raggiunto del tutto a causa della pioggia. Il viaggio fino al parcheggio si ripaga tuttavia anche da solo, grazie alla vista delle scogliere e, soprattutto, delle Ebridi esterne! Il Dunvegan Castle merita a sua volta una visita: gli interni sono davvero deliziosi (per quanto non ai livelli di Duart o Eilean Donan). Dal castello abbiamo percorso l’intera costa (via Uig) fino a ritornare a Portree: i paesaggi erano molto spesso spettacolari, con isolotti, spiagge e scogliere di basalto (tra cui il Kilt). Purtroppo l’Old Man of Storr era visibile solo attraverso una fitta nebbia, quindi avrebbe potuto anche essere fatto di fieno anziché di basalto e non ce ne saremmo accorti… Gran giro dell’isola in ogni caso!

Per la notte siamo addirittura riusciti ad arrivare (verso le 20, dopo aver guidato un bel po’) fino a Invergarry, nei pressi di Fort Augustus. Eccellente il B&B di cui non ricordo il nome e che accettava anche le carte di credito: mi ricordava un po’ l’Ace Hotel a Londra, ostello che mai consiglierò abbastanza, e ottimo il pub con cucina dell’Invergarry Hotel: prezzi popolari e buona cucina tradizionale - sono andato sulla torta salata, chiusa con un Tobermory 10.

Giorno 12

Mostro o no, difficilmente Loch Ness manca da un viaggio in Scozia, soprattutto se, come per Sabry, è il primo. Sono stato felice di aver potuto ricomprare a mia madre una ceramica del mostro acquistata da lei circa 20 anni prima, e distrutta recentemente dal nostro gatto.

Dopo una doverosa tappa a Culloden - mi sono ripromesso di visitare la tomba di Bonnie Prince Charlie a Roma - abbiamo deviato sul birrificio Black Isle, fondato nel 1996, che si trova - che sorpresa - sulla Black Isle. La visita (gratuita) è stata piacevole, anche perché ho scoperto che sono solo 3 persone a gestire un business da 10 mila bottiglie a settimana (la Black Isle si trova, per quanto non proprio facilmente, anche in Italia): facendo 2 conti vedete che quei 3 fanno più di qualche soldo…

Inverness stavolta mi è piaciuta! E molto! Era sabato sera e siamo andati un po’ in giro per i pub. In uno di essi, ambiente molto grande ed affollato, abbiamo mangiato in grande quantità a prezzi ridicoli. Ci siamo successivamente spostati per sentire un po’ di musica live country e poi in un altro locale dove c’era un karaoke ed un sacco di gente che aveva bevuto un po’ troppo. Anche molte canzoni di questo karaoke erano in realtà country, segno che anche nelle Nightland il fenomeno sta prendendo decisamente piede!

Giorno 13

La colazione continentale non era all’altezza di quella dei precedenti B&B: niente succo d’arancia e niente cereali! Ci siamo fermati a bere il succo a Pitlochry, assieme a qualche dolcetto. Solo il bel labrador da coccolare compensava questo problema - beh, anche le sole 23 GBP a testa hanno fatto la loro parte.

La giornata è stata dedicata a visitare castelli, giacché i luoghi sperduti della costa ovest erano ormai definitivamente alle spalle e stavamo procedendo a sud.

Prima tappa: Blair Castle, da non perdere soprattutto per le sale interne, davvero maestose. In giardino ci sono i cervi! Seconda tappa: Scone Palace, a Perth (città deliziosa, abbiamo fatto un giro a piedi in centro). Questo, se possibile, è ancora meglio del Blair Castle, non fosse altro che per il significato simbolico legato alla Stone of Scone (detta anche impropriamente Stone of Destiny). All’ingresso il bigliettaio mi ha chiesto se dalle mie parti ci fosse una squadra di calcio di livello; io gli ho indicato l’Udinese ma lui, tifoso degli Hearts of Midlothian, non la conosceva; beh, spero non abbiano notato poche ore dopo lo 0-5 casalingo subito col Napoli…

A Stirling abbiamo visitato i 3 monumenti “di rito”: Wallace Monument, Stirling Castle e Argyll’s Lodging. Ne ho già parlato in Scozia 2001, quindi non aggiungo altro ad eccezione di un plauso ai lavori di restauro che continuano a rendere lo Stirling Castle sempre più interessante.

La serata è stata una piacevole “sorpresa”, nel senso che il cielo era incredibilmente sereno ed abbiamo optato per dormire in tenda all’eccellente camping Witches Craig nei pressi di Stirling. Il complesso docce era pulito come quello di un hotel di lusso, e passava persino il furgone dei gelati tra le tende! (tutto questo ad appena GBP 12 tutto incluso, da non credere). La location era tra l’altro piuttosto spettacolare, con le Ochiss Hill da un lato e il Wallace Monument (illuminato la notte) dall’altro. Verso le 22, dalla tenda, abbiamo sentito un forte rumore e sono uscito (malvolentieri, su richiesta di Sabry) a vedere. Da non crederci: un inetto aveva buttato delle braci nel bidone, che dopo un po’ si è incendiato e lo staff è dovuto intervenire con gli estintori! Qualche ora dopo Sabry è dovuta a sua volta uscire per andare al bagno e si è trovata circondata da decine di simpatici conigli bianchi (almeno, così dice lei… :-)).

Giorno 14

Era il momento di tornare dove tutto era cominciato nel 2001, la prima tappa del mio primo viaggio on-the-road: High Street Hostel, Edimburgo. Risultato: migliore del previsto, nel senso che non ho provato particolare nostalgia. Più che di ritornare all’ostello, sono stato felice di rivedere Edimburgo, che è semplicemente favolosa. L’ostello, un tempo il mio preferito, si è rivelato non dissimile da molti altri: probabilmente ero io a vedere come qualcosa di speciale, giacché era stata la mia prima sosta in un modo nuovo (per me) di viaggiare. Per la cronaca, quello che secondo me ora è il migliore è l’Ace Hotel (un ostello, a dispetto del nome) a Gunterstone Road a Londra (è a West Kensington). Ancora prima di sistemarci (le camere venivano assegnate a partire dalle 14), abbiamo visitato lo strepitoso ed inimitabile castello e l’Outlook Tower. Quest’ultima merita un giro: anche se ormai molti danno per scontato il funzionamento di una camera oscura, si tratta comunque di una struttura molto antica e piacevole da vedere, e la spiegazione è divertente. Inoltre, è rigenerante trascorrere una mezz’ora con i giochi ottici esposti ai vari piani (ci si diverte decisamente di più in 2 che da soli qui).

Una cosa che nel 2001 non c’era (o meglio, c’era ma non era aperta al pubblico) è il Real Mary King’s Close, un interessante tour nella vecchia Edimburgo sotterranea tra inquietanti fatti storici e cupe leggende. Da fare assolutamente: alcune delle storie, in particolare quelle che riguardano la gente murata durante la peste, sono sufficientemente agghiaccianti.

Rimanendo in tema di agghiacciante, la sera abbiamo preso parte al tour a piedi (ore 22) di City of the Dead. Nel 2001 c’era un tizia dark che creava un’atmosfera cupa con risvolti comici, mentre ora c’era un tizio che ne creava una comica con qualche aspetto cupo: da morire (tanto per rimanere sempre in tema) dal ridere. La passeggiata si svolgeva in parte all’interno del piccolo cimitero Greyfirars Kirkyard, ed è interessante scoprire come esso abbia influenzato molti eventi, dalla scrittura di Harry Potter a quella della dichiarazione di indipendenza degli USA.

Giorno 15

Colazione da Starbucks! Il viaggio che la Scozia cerca di compiere verso la sua indipendenza dall’UK, se mai sarà completato, è passato per la costruzione del suo costosissimo parlamento, che l’attore di City of the Dead aveva definito la sera prima “una mostruosità”. In realtà è, a mio avviso, abbastanza piacevole, soprattutto all’interno: la camera è una delle più belle che io abbia mai visto, anche se chiaramente manca dell’imponenza (dettata dalla storia) che ha ad esempio la House of Commons a Westminster.

Dopo aver dato uno sguardo anche al bellissimo Holyrood Palace, Sabry ha deciso che i 250 metri di dislivello per salire all’Arthur’s Seat erano davvero troppi, nonostante la magnifica giornata. Abbiamo pertanto optato per salirne appena 100 fino a Calton Hill, e poi ancora qualcuno per ascendere al monumento a Nelson (GBP 3). La vista a 360 gradi dalla cima della torre è stupenda: Edimburgo mi piaceva sempre di più.

Nel pomeriggio abbiamo visto due cose fuori programma a cui tenevo alquanto. La National Gallery of Scotland espone a mio avviso molte croste, ma quel giorno c’era una mostra di disegni di William Blake: non erano male, ma le poesie gli sono senz’altro riuscite meglio. Il Museum of the Mound è invece da non perdere, ed è pure gratis: c’è la storia della Banca di Scozia, con tanto di monete, banconote vere e false, stampi, divertenti giochi di costruzione, .. Sapevate che la Scozia è stata il primo paese al mondo ad emettere banconote?

Tanto per gradire, la sera siamo andati per pub, partendo dal 3 Sisters a Cowgate, via che (assieme all’antico mercato di bestiame Grassmarket) è il principale punto di ritrovo per gli alcolisti di Edimburgo e, secondo molti, di tutta l’UK. Il locale era carino, ma semideserto (probabilmente si affolla nel week-end). Non ci siamo fatti mancare un delizioso pub sul Royal Mile ed un altro piccolo e recondito nei pressi della stessa via: i locali della città vecchia sono tutti fantastici, girate un po’ a caso in vie e vicoli e non rimarrete delusi! Ad esempio il Frankenstein era spettacolare, e gli strepitosi cocktail piuttosto a buon mercato. Abbiamo concluso nella città nuova, allo strepitoso pub vittoriano Guildford Arms, dove la scelta di real ale era a dir poco vasta. Tornando nella città medievale tramite North Birdge, ci siamo fermati a scattare varie foto al castello ed alla città vecchia - una vista che fa venir voglia di trascorrere l’intera notte sul ponte.

Giorno 16

Ci siamo svegliati verso le 5.30, un po’ tristi per dover rientrare a casa. Andando a prendere la macchina ai piedi della città vecchia mi sono fermato a fare una foto al Royal Mile prima dell’alba. Avendo dovuto esporre per 8 secondi, mi è passata una macchina davanti al quarto secondo che da l’idea della presenza di un fantasma… magari lo era davvero. Dopo un ultimo passaggio in ostello a prelevare Sabry, ci siamo diretti verso Liverpool prima sulle stradine degli Scottish Borders e poi sulle autostrade dell’Inghilterra. Interessante notare come vengono fatti i controlli di velocità: i poliziotti si mettono sui cavalcavia e puntano un rilevatore laser per corsia, in modo che nessuno possa sfuggire. A Liverpool abbiamo riempito quanto più possibile il bagaglio a mano (avevo persino comprato una zaino ad Inverness per poter caricare di più di quanto la mia storica sacca consentiva), ma lo stesso abbiamo dovuto sborsare un bel po’ di GBP. Pazienza.

End thoughts

Questa volta non farò considerazioni finali, penso sia tutto emerso nei vari giorni del mio diario. Vorrò senz’altro tornare in Scozia, per portare Sabry a Glasgow ma anche per visitare la costa est e, finalmente, spero, le Shetland.