Indeciso su dove girovagare quest'anno, ho trovato in giro per casa la guida della Francia del Sud . Dopo un'occhiata veloce, io e Sabry abbiamo deciso che i luoghi descritti avrebbero potuto essere, con qualche aggiunta, una destinazione interessante per un viaggio "on-the-road"...
Ecco dunque il diario, che raccoglie come al solito un misto di informazioni utili e di impressioni ed esperienze personali. Esso vorrebbe essere sia utile che divertente, anche se probabilmente il risultato non è l'uno né l'altro. ;-) Buona lettura comunque... e al solito perdonatemi eventuali errori di digitazione!
Giorno 1 (21 Agosto 2006)
La partenza di prima mattina quest'anno non ha riservato alcun inconveniente (vedi Grecia 2005). Vi risparmio i dettagli inerenti al viaggio sulle autostrade italiane e parto subito da Monaco. Benché questo non fosse propriamente incluso nel nostro itinerario, io non ci ero mai stato e dunque ho voluto attraversarne almeno il tortuoso centro in macchina, anche per passare nel mitico tunnel costiero che si vede nei gran premi di Formula 1 ("sport" che a me fa decisamente schifo, ma il tunnel lo conosco). Il centro è carino, tutto fatto di anguste viuzze, e probabilmente avrebbe meritato qualche ora in più di visita. Ovviamente noi eravamo di diverso avviso, quindi, dopo aver saltato anche Nizza, ci siamo diretti alla casa di Cézanne a Cagnes sur Mer: per appena 3 Euro di ingresso abbiamo potuto aggirarci nell'atelier del maestro ed ammirare qualche quadro suo o di suoi amici, nonché girovagare tra gli ulivi nel tranquillo giardino.
Finito con l'arte ci siamo arrampicati (le vie sono molto ripide e faceva alquanto caldo) sulla collina di Cagnes sur Mer allo scopo di visitare il pregevole borgo medievale ed il Chateau Grimaldi (3 Euro). Di quest'ultimo era eccellente la sezione sull'olio d'oliva, mentre decisamente meno lo erano i discutibili quadri moderni esposti ai piani superiori. A proposito di quadri discutibili, poco dopo abbiamo visitato la fondazione Maeght a St. Paul de Vence, il cui ingresso ci è costato ripidi 11 Euro a testa. La qualità delle opere era varia: le sculture mi sono sembrate molto interessanti, ma alcuni quadri erano croste come mai ne avevo viste (ad esempio non potrete non notare due "opere d'arte" completamente nere...).
Trovare un camping dove martellare i picchetti non è stato semplice. Il problema non era tanto l'assenza di luoghi (in effetti ve n'erano in abbondanza) ma la scadente segnaletica che conduceva ad essi; inoltre c'era un traffico incredibile, in pochi luoghi ho visto ingorghi che, per dimensioni e durata, possano paragonarsi a quelli della Costa Azzurra. In ogni caso siamo alla fine riusciti a campeggiare ad Antibes. Dopo una mai troppo lodata pasta liofilizzata sono crollato in un sonno profondo.
Giorno 2
In Costa Azzurra, l'ingorgo è qualcosa che ti porti sempre appresso, ed infatti ci ha seguiti anche a Grasse, ridente capitale mondiale della produzione di profumi inerpicata sulle pendici di un monte. Di profumazioni e affini non mi è mai interessato praticamente nulla, ma devo ammettera che la visita alla Fragonard è stata decisamente piacevole: ho scoperto ad esempio che servono 5 tonnellate di fiori per creare 2 kg di profumo "puro" (ma "solo" 2 quintali se l'essenza scelta è la lavanda)!!! Non ho (ovviamente) comprato nulla, ed anche Sabry, dopo un'overdose di odori, ha rinunciato. I prezzi erano comunque decisamente allettanti.
Ci siamo diretti verso la vicina Cannes e, dopo aver buttato una mezz'ora nel consueto ingorgo, abbiamo raggiunto il porto. Il nostro obiettivo non era in realtà la città, ma l'isola di Sante Marguerite, a cui si accede salpando dal porto di Cannes (Euro 11 a/r). Hey, è un luogo decisamente poetico, e c'è una grande fortezza dentro la quale fu rinchiuso il tutt'ora anonimo prigioniero "La Maschera di Ferro", da cui è derivato il romanzo di Dumas e, in seconda battuta, il film con Leonardo di Caprio.
Siamo riusciti a fare il bagno in una spiaggia sulla costa tra Cannes e St. Raphael. Il mare era in verità un po' algoso, ed al largo (ma nemmeno tanto) c'erano le meduse. Vabbeh.
Campeggiare dalle parti di St. Tropez può essere una pessima idea (46 € per 2 persone + tenda + auto), ma noi l'abbiamo fatto lo stesso (anche perché si stava facendo tardi). Non solo: niente affatto sazi dell'esborso, siamo andati a cena a St. Tropez (ingorgo per arrivare in centro), dove a dire la verità abbiamo mangiato bene senza pagare tanto. Il villaggio (perché questo è, St. Tropez conta 5000 abitanti) è delizioso, e piuttosto caratteristico in molte sue parti; ovviamente è anche decisamente troppo affollato, ed il suo porto (un tempo utilizzato dai soli pescatori) è in pratica un'esposizione di yacht di gran lusso provenienti da tutta Europa.
Fatto ritorno alla base, abbiamo dovuto lasciare l'auto fuori (e portare parecchia roba a mano fino in tenda), poiché dopo le 24 non era permesso entrare in camping in macchina. Pazienza. Il mio umore serale era un po' basso: stavo notando che, per la prima volta da quando avevo iniziato a viaggiare, incontravo serie difficoltà a farmi capire dalle persone con cui tentavo di comunicare. I francesi incontrati fino a quel momento erano senz'altro gentili, ma nulla da fare con l'inglese, e poco con l'italiano.
Giorno 3
L'inizio non è stato dei migliori per 2 motivi. non avevamo più latte e dovevamo saldare il conto del camping. Il primo problema è stato risolto nel vicino MacDonald's (ottimi i pancake), per il secondo non c'è stato invece nulla da fare.
Sole anche oggi: una mattina ideale per godere di una vista di Tolone e della stua strepitosa baia dal monte che domina la città (siamo saliti in macchina, ma si possono percorrere anche a piedi o in funivia di 600 metri di dislivello). Non mancate di osservare attentamente le navi da guerra attorno al porto, poiché Tolone è la principale base navale della Francia. Sulla vetta si trovava un grazioso museo alla memoria di quelli che hanno liberato la Francia dai nazisti, in particolare UK e USA: una visita è da non mancare. La città in sé non merita invece particolarmente: ne ha viste davvero troppe durante la guerra.
A proposito di città che ne hanno viste tante, abbiamo visitato anche Marsiglia, per quanto piuttosto brevemente dedicandovi solamente un pomeriggio. Ero incuriosito da questa città, il simbolo del parzialmente infranto sogno multietnico francese. In realtà la zona centrale è piuttosto bella e vivace (nonostante sia stata bombardata un po' da tutti duranti gli anni '40). Non perdetevi l'enorme Basilique Notre Dame de La Garde, in stile romano-bizantino. Per raggiungerla ci sono 200 metri di dislivello nella giungla urbana, e nella parte finale sono anche indicate le tappe della passione: posso garantirvi che, salendo (come noi abbiamo fatto) a piedi in una calda giornata di Agosto, esse sono piuttosto realistiche. Muovendosi in auto si può anche vedere una Marsiglia diversa: tuttavia, non vivendola almeno qualche giorno è difficile andare oltre le apparenze suscitate dai palazzi; se però avete visto "Warriors - I guerrieri della notte" (quello del 1979) avrete senz'altro in mente la passeggiata dei protagonisti a Stillwell Avenue nel finale, e potrete capire di che ambientazione sto parlando.
Allo scopo di percorrere qualche altro km verso Est, abbiamo preferito dormire fuori città. Ci siamo fermati in un grazioso hotel a Port de Grimaud (71 Euro per la camera doppia). Di questi, 1 Euro era la "tassa turistica" (€ 0.50 a persona), che anche Cacciari vuole istituire a Venezia: l'idea non è sbagliata, a patto che quei soldi vengano utilizzati per qualcosa di veramente utile (ad esempio e dare una pulita a calli e canali non sarebbe male...).
Giorno 4
Al mattino ero un po' stanco, ma una frettolosa colazione in un centro commerciale mi ha messo un po' a posto e preparato per visitare Arles. Questa cittadina, in cui Van Gogh ha creato alcune tra le sue opere più significative, è di assoluta ispirazione e pertanto da non perdere. Un giro tra le viuzze vale la pena già di per sé, ma anche l'anfiteatro romano (Eur 5.00) è buono - vi si tengono anche le corride nei mercoledì estivi, ma io odio tali "spettacoli". Va invece decisamente tralasciato il teatro romano: abbiamo buttato ben 3 Euro per vedere un cumulo di macerie accanto a gradinate costruite di recente con un gusto piuttosto dubbio.
Più tardi ho rischiato l'ennesimo incidente stradale, però mi è sembrato che allontanadosi dalla Costa Azzurra il traffico tendesse sempre di più a diminuire, e con esso i rischi. La Camargue, cioè la zona circostante le foci del Rodano, mi ha subito dato conferma di ciò: il posto era scarsamente frequentato, se non da un bel po' di italiani in cerca di zone meno battute dal turismo di massa. Visitandone una parte a cavallo (Eur 17 da Brocante), ho concluso che si tratta fondamentalmente di un'area simile a quello dei Magredi della provincia di Pordenone, solamente che ci sono molta più acqua, molte più zanzare e deliziosi fenicotteri rosa (che ho potuto ammirare solo marginalmente poiché ero troppo impegnato a cercare di non venire disarcionato).
La "capitale" della Camargue è St. Marie le Mer, una cittadina tranquilla ed assai spagnoleggiante in cui abbiamo quanto mai opportunamente deciso di trascorrere una notte. Meno opportuna è stata invece la mia decisione di cucinare, visto il notevole vento e la successiva scoperta in centro di decine di ristorante spagnoli con prezzi irrisori. Per concludere in bellezza, la notte la nostra tenda si è trovata tra due fuochi: un tecnone degno dell'Ambasada Gavioli irrompeva devastante dalla discoteca del campeggio, mente si udiva distintamente un ancora meno sopportabile hip hop provenire da un rave clandestino situato nientemeno che nei cessi.
Giorno 5
Abbandonata la brulla ma appagante Camargue abbiamo deciso di visitare la ridente (anche se dal nome non si direbbe) Agues Mortes che - sorpresa! - significa Acque Morte. In realtà questo delizioso borgo medievale si trova ancora entro i confini della Camargue, in quanto è situata ad un suo estremo. Un giro sulla mura (Eur 6.50) è da non perdere, poiché molto panoramico ed interessante... ma preparatevi a camminare tra bastioni e torri per 1.6 km, probabilmente distrutti da un caldo allucinante.
Dato che di cose inerenti al Medioevo ne avevamo viste a sufficienza in quei giorni, ci siamo diretti a Montpellier, la quale ci ha accolti con una bella pioggia battente. Benché in città non ci sia quasi nulla da visitare, il vasto e piacevole centro pedonale merita senz'altro due passi. In giro è pieno di sale da the all'inglese, in una delle quali ci siamo fermati per sfuggire alla pioggia: essa era decisamente in stile "Old England", ed abbiamo gustato del cibo tradizionale inglese (torte salate, ovviamente!). Devo confessare che la cucina tradizionale inglese, per quanto "un pelino" pesante, mi è sempre piaciuta molto.
Entro la fine del rpanzo aveva persino smesso di piovere, ma dovevamo ancora trovare un posto dove trascorrere la notte, così abbiamo guidato fino alla poco conosciuta (ma non piccola, visti i suoi 50 mila abitanti) Narbonne. Visto che vento e nuvole dicevano male abbiamo accantonato ogni intenzione tendosa per una camera tripla (Eur 35.00) all'hotel Paris, pregevole alloggio in centro città affollato quasi esclusivamente da motociclisti tedeschi. Narbonne è stata una bella scoperta: deliziose calli, una spettacolare cattedrale gotica, i resti della Via Domizia e qualche buon ristorante a prezzo accettabile. Non siamo purtroppo riusciti a visitare il promettente Horreum, gallerie sotterranee di botteghe dell'era gallo-romana, poiché era già chiuso (d'altronde erano le 9 di sera...).
Pian piano stavo iniziando a riuscire nel mio intento di comunicare con i francesi. Sembra che essi - se uno almeno tenta di esprimersi nella loro lingua - siano poi molto disponibili a tentare di comunicare in inglese, o almeno in spagnolo (che per me è comunque decisamente più digeribile del francese).
Giorno 6
Definirei questa una "giornata all'aria aperta", poiché abbiamo fondamentalmente fatto due cose: visitato uno zoo-safari e fatto snorkelling; tra le due attività abbiamo visitato una cantina vinicola. Ma andiamo con ordine...
Rimanendo nei dintorni di Narbonne, abbiamo potuto visitare la riserva africana di Sigean. Per ripidi 22 Eur a testa si accede ad un percorso (parte da compiere in auto, parte a piedi) davvero straordinario, che attraversa posti popolati da animali come giraffe, leoni e rinoceronti: in certi momenti non è davvero il caso di abbassare il finestrino!
Poco vicino alla riserva si trova la cantina Terra Vinea, ampiamente segnalata da cartelloni e che - se vi avanza un po' di tempo - non è da disprezzare. L'ingresso costa Eur 7 (6 mostrando il bigiletto della riserva africana), ma non si tratta della solita cantina: si scende 80 metri sotto terra nelle immense grotte di stagionatura, che fino al 1992 erano una miniera di gesso. Il tuor è - a dirla tutta - un pelo pacchiano, ma include ben 8 assaggi. Io sono uscito mezzo storto, ed ho dovuto comprare dei biscotti al miele nel negozio della cantina per asciugare un po' e potermi dunque mettere alla guida dell'auto.
E veniamo alle note semidolenti, e cioè allo snorkelling, in cui ci siamo cimentati poco a Sud di Banylus (quasi in Spagna, ormai mancavano meno di 10 km al confine). In realtà ero un po' dubbioso, poiché non adoro particolarmente il nuoto ed altre attività acquatiche: se non sono nato pesce ci sarà pur un perché. Sotto lo sguardo divertito di Sabry ho impiegato un secolo a prendere confidenza con pinne e tubo, ma poi sono riuscito (non senza rischiare almeno 5 volte l'annegamento) a portare a termine il percorso. Alla fine devo ammettere che è stato divertente, e persino interessante vista la grande quantità e diversità di pesci osservabili.
Per la notte abbiamo scelto il piccolo ed accogliente camping dello stadio a Banylus (Eur 22 tutto incluso) e lì abbiamo mangiato, risparmiando in vista di Andorra... A notte inoltrata ho sentito qualcosa grattare sulla tenda, e mi sono spaventato poiché mi balenavano in testa i film con il terribile Jason Voorhees che guardavo quando ero alle medie: per fortuna era solo un gattino.
Giorno 7
Colazione in camping, la terza. In ragione di 2 colazioni precedenti da McDonald's (eccellenti i pancake) ho riflettuto su quanto densi siano i punti della catena in Francia: una simile concentrazione non l'avevo trovata nemmeno negli Stati Uniti (anche se lì molti sono nascosti sotto forma di Burger King). Evitando di approfondire questa digressione sul franchising, ecco il resoconto della giornata.
Avevamo anzitutto in programma di visitare un fortezza catara, e la nostra scelta era ricaduta su Peyrepertuse (la più grande di tutte); non riuscendo ad individuarla facilmente, ci siamo diretti alla più arroccata Quéribus, dalla quale (Eur 5.00) si vedeva anche Peyrepertuse. Il vento era davvero letale, ma le viste sulla zona pirenaica e sul resto della Francia hanno del tutto ripagato l'immagine fatica della salita controvento fino alla torre a quota 720 s.l.m. Ho anche acquistato una cartolina del castello: volevo spedirla al mio amico Fuko, ma poi era così bella che ho preferito inviarla direttamente a casa mia.
Nel pomeriggio abbiamo finalmente iniziato a muovere verso uno dei luoghi che - prima di iniziare questo viaggio - più avevano stuzzicato il mio interesse: Andorra. Non sapevo bene cosa attendermi da questa piccola nazione descritta un po' in chiaro ed un po' in scuro dal Lonely Planet, ma di una cosa ero quasi certo: la benzina doveva per forza costare meno, e pertanto ho fatto in modo di arrivare a destinazione quasi in riserva (con un rischio non del tutto campato in aria di rimanere a secco per strada). Il raggiungimento di andorra dalla Francia è un po' tortuoso, e ci ha portati tra le altre cose ad attraversare il Pas de la Casa, alto oltre 2500 metri. Giunti nella conca in cui sorge Andorra la Vella, siamo rimasti sbalorditi: provate ad immaginare di salire a lungo per zone montuose scarsamente abitate per vedere ad un tratto comparire dal nulla una cittadina fatta di alti palazzi, piazze, ponti e - soprattutto - negozi e giganteschi centri commerciali che, per numero e dimensione, raggiungono e forse superano quelli di luoghi ben più noti come Oxford Street. Tutto ciò è incassato in una stretta valle in mezzo ad alte montange, e condito con una marea di persone che fanno shopping: questa è Andorra la Vella. Tutto è duty free: la benzina costa il 25% in meno, cellulari, computer ed altra roba elettronica anche il 30% in meno, ecc...
Dopo esserci ripresi da questa apparizione della Las Vegas andorrana in mezzo al deserto pirenaico, abbiamo preso una camera all'hotel Solana di Arinsal, centro sciistico a 10 km circa da Andorra la Vella. Qui la situazione era decisamente più tranquilla, ma fino ad un certo punto: basti pensare che nel piccolo villaggio erano presenti, oltre ad una decina di hotel, una ricca selezione di ristoranti e vari complessi residenziali, nonché almeno 6 pub atti a soddisfare le brame serali dei turisti inglesi che, soprattutto in inverno, assaltano Andorra e le sue meravigliose piste da sci. La stanza all'hotel costava 80 Euro a notte, quindi abbiamo ampiamente approfittato di sauna e piscina (si era parlato di campeggiare, ma a 1450 metri di quota faceva un pelo freddo la sera...).
Dopo la quantomai opportuna sessione di relax ci siamo dedicati alla cena. Ciò mi ha fornito l'occasione per mandare fuori strada la Golf mentre manovravo, e di spingerla di nuovo in strada (Sabry era passata al volante) davanti allo sguardo degli altri automobilisti sopraggiunti sul luogo. Nessun danno per la vettura, e dunque festosa cena al Refugi de l'Amistat, situato subito a valle di Arinsal (su una rotonda poco fuori dal paese). Senza anticipare nulla, consiglio a tutti il cibo di questo delizioso ristorante. In hotel ci siamo poi procurati la mappa dei sentieri della zona di Arinsal, poiché avevamo in mente la salita al Pic de Coma Pedrosa (2941 metri); il solo nome mette paura, eh?
Giorno 8
Giro di boa del viaggio, e salita al Pic de Coma Pedrosa. Per sfruttare l'hotel fino in fondo ci siamo rimpinzati a colazione "rubando" anche alcuni snack per portarli in montagna.
La giornata era strepitosa (non c'era nemmeno una nuvola), ma dopo i primi 700 metri di dislivello - il totale era di quasi 1500 - vedevo Sabry provata, e stavo perdendo la speranza di raggiungere la vetta. La mia stellina ha però dato fondo alle due energie ed alle 12:57 eravamo nel punto più alto di Andorra. Al di là del fantastico panorama, il più bello spettacolo ce l'ha offerto la salita in sé: roccia nera con erbe fino ad alta quota, meravigliosi laghetti pensili, un incredibile varietà di colori così diversi rispetto a quelli delle nostre (bellissime) zone. In sintesi, salita da non perdere!!!
Abbiamo dedicato la serata a shopping, cazzeggio e degustazione di tapas ad Andorra La Vella. Stavo scoprendo sempre più cose su Andorra: ad esempio, la lingua ufficiale della nazione è il Catalano, ma sembra che ogni andorrano parli un po' ciò che vuole; in particolare è diffuso lo spagnolo, ma molta gente parla francese e persino inglese. Per molti versi questa è una nazione davvero strana, e merita senz'altro una visita.
Giorno 9
Bis di colazione-abbuffata con "furto" in hotel. Era (purtroppo, devo dire) ora di lasciare Andorra per ridiscendere in Francia, poiché la surfistica Biarritz ci attendeva. Vista la notevole distanza (da percorrersi in discreta parte su strade di montagna), una buona fetta della giornata l'abbiamo passata in macchina. Memorabile il mio ultimo acquisto in Andorra: € 1.60 di gasolio per riempire quel poco di serbatoio che avevo svuotato il giorno prima; il benzinaio, quando ho pagato, ha fatto una faccia...
Su Biarritz posso dire una cosa: è bellissima, probabilmente la più bella città della Francia vista fino a quel giorno, e non credo di aver visto un lungomare così sublime altrove, dove l'incanto della costa è squarciato dal rumore delle onde che impattano sugli scogli alzando schizzi per decine di metri fino ai marciapiedi dove si cammina.
La sera ho dovuto picchettare per bene la tenda, poiché dall'oceano soffiava un vento fortissimo che ad un certo punto mi ha fatto temere per l'integrità dei pali. Un giorno o l'altro comprerò una tenda con la paleria in alluminio...
Giorno 10
Notte di pioggia in tenda: oltre al vento (vedi Giorno 9) è arrivato anche il diluvio. La tenda ha tenuto, ma al mattino abbiamo dovuto "investire" oltre un'ora per asciugarla; la rimozione del fango incrostato è stata invece rimandata a dopo il rientro in Italia.
La giornata è stata dedicata alla visita dei dintorni di Biarritz: Bayonne e San Sebastián (Spagna). Sono state due piacevoli scoperte, anche se di fatto ci siamo limitati a passeggiare un po' per le zone centrali della città (davvero piacevole il centro di Bayonne!). La mia prima volta in Spagna è stata in chiaroscuro: la poca gente con cui ho avuto a che fare a San Sebastián mi è parsa cordiale, ma sulle strade era tutt'altra cosa: gli automobilisti guidavano sprezzanti di qualsiasi regola e pericolo, interpretando il codice della strada più come una serie di "consigli" che come una norma da seguire.
Nel pomerggio abbiamo deciso di spostarci un bel po' verso Nord, fino alla Dune de Pyla. Biarritz e la zona circostante avrebbero senz'altro meritato più tempo: a volte mi sembrava di essere troppo "mordi e fuggi", d'altronde la volontà di vedere più luoghi possibile faceva valere le sue ragioni. La duna in effetti valeva decisamente la prima: ne avevo viste di più grandi nell'Oregon, però si trattava comunque di una collina alta 160 metri e lunga diversi km, ed era la duna più grande d'Europa; inoltre, aspetto molto carino, essa di sposta verso l'entroterra di circa 5 metri all'anno, ingoiando tutto ciò che trova (un hotel e una rotonda finora). Sprezzando la paura di venire a nostra volta ingoiati, abbiamo piantato la tenda proprio sotto la dune (Eur 14.00 in tutto), ed abbiamo subito salito quest'ultima tramite comodo percorso aggirante. La vista sull'Oceano Atlantico al tramonto era superiore, tra l'altro non c'era una nuvola ed abbiamo potuto fotografare un po' il panorama e quelli che si buttavano dalla duna con il parapendio (uno di essi si è rocambolescamente schiantato al suolo, ma non sembrava essersi fatto troppo male). A proposito di Oceano, ci ho fatto il bagno ad oltre 15 anni di distanza dall'unico precedente in Cornovaglia: piuttosto fredda l'acqua... Il bagno mi ha infreddolito per tutta la sera, dunque dopo una lauta cena a base di riso e Camembert mi sono fiondato nel sacco a pelo.
Giorno 11
Non so come e non so perché, ma bbaimo impiegato ben 2 ore per smontare la tenda, fare colazione e sistemare la macchina; abbiamo quindi lasciato il caping ben oltre le 11. Fortunatamente il programma della giornata prevedeva la sola visita di Bordeaux, peraltro non molto distante dalla Dune de Pyla. Tra l'altro prima di partire sono salito nuovamente in cima a quest'ultima - da solo e percorrendone direttamente il ripido pendio - per scattare qualche foto con la luce del mattino. La disceva è stata esaltante, per quanto molto breve: sembrava un ghiaione alpino, ma era ben più morbido.
Bordeaux è stata una meta interessante. In realtà, tralasciando i musei che non ci attiravano troppo, non è che ci fosse molto da vedere (ottima però la cattedrale!), la città ci è parsa alquanto piacevole con le sue ampie e verdi piazze, i vialoni e le viuzze del centro. Siamo anche involontariamente passati a piedi attraverso la zona della (bella) chiesa di St.Michel, un quartiere piuttosto "arabeggiante": c'erano bei locali e negozi, ma per le strade trovavi di quei tizi... persino un vero punk77 (non arabo)!!!
Un'ultima serata con bagno nell'oceano non era da perdere, e Lacanau Océan sembrava il posto giusto per un stop notturno, non trovandosi troppo lontano da Bordeaux. Abbiamo scelto il grazioso ed affollatissimo camping "Le Grans Pins" (Eur 26.00 in tutto). L'oceano qui era molto più mosso rispetto alla zona della duna, poiché non erano presenti insenature e isolotti a protezione della costa. Le spettacolari onde, alte oltre 2 metri, ci travolgevano, ma la situazione non era pericolosa. Il camping era stracolmo di tedeschi, che ormai da anni ritengo uno dei popoli che più mi è simpatico: tutti quelli che ho conosciuto in giro per il mondo erano simpatici e gentili.
Giorno 12
Riiiiing! Mi sono svegliato alle 6.30 poiché c'era molta strada da percorrere. Stavamo guidando decisamente troppo, d'altronde non volevamo rinunciare ad alcuna delle mete che ci eravamo prefissati di raggiungere. Pertanto alle 7, dopo aver preparato la colazione, ho svegliato anche Sabry ed abbiamo smontanto frettolosamente la tenda per poi partire alla volta di Tolosa.
Purtroppo la visita all'Airbus è stata un buco nell'acqua: dopo aver girovagato per un'ora allo scopo di trovare la fabbrica giusta (ce n'è più di qualcuna dell'Airbus a Tolosa), non segnalata da alcun cartello, abbiamo scoperto che per la visita occorreva prenotare almeno una settimana prima. A dirla tutta ci avevamo anche provato, ma al numero del servizio prenotazioni una voce registrata diceva qualcosa che non abbiamo mai capito fino in fondo (in solo francese) e poi riappendeva. Ci siamo "consolati" visitando il negozio (anch'esso piuttosto difficile da trovare), che peraltro nemmeno aveva l'A380 di peluche che avrei voluto affiancare al Boeing 777 che ho acquistato a Seattle. Ci è stato però chiaro che l'Airbus non gradisce molto le visite, però apprezza far perdere tempo alla gente. In futuro cercherò di volare solo su aerei Boeing: loro la fabbrica me l'hanno fatta visitare senza prenotazione e, comunque, le loro informazioni sulle visite non erano fuorvianti.
La Cité de l'Espace ha salvato la nostra trasferta a Tolosa, "regalandoci" (Eur 19.00) a testa un pomeriggio molto interessante alla scoperta dell'universo e delle missioni spaziali. Consiglio questo divertente ed istruttivo posto a tutti: sappiate però che vi serviranno almeno 4 ore per una visita decente. Ho anche fatto una foto con un satellite!
Carcassone, la città medievale per antonomasia, è stata la nostra meta serale. La cité è un luogo fiabesco, e di notte - vista dal ponte pedonale o camminando lungo i bastioni - sembra che il tempo sia tornato indietro di secoli. Per dormire all'interno dalla cité avrei dato, molto, ma non i 200 Euro richiesti (contro i 47 spesi per un'ottima doppia all'Hotel Royal, a soli 500 metri dalle mura dello strepitoso borgo medievale). All'interno della cité abbiamo però cenato, all'Auberge de Madame Carcas, specializzata in piatti medievali a base di carne. Il "menù del terrore" era veramente tale (c'erano massicce dosi di fegato ed altre "prelibatezze" che odio), ma il "menù dell'auberge" ci ha concesso una cena più che buona ad un prezzo più che ragionevole (ad onor del vero sopra il mio antipasto a base di aringhe c'era una salsa grumosa di aspetto sospetto e gusto strano, ma non mi ha causato effetti collaterali degni di nota).
Giorno 13
L'ultima occhiata mattutina alla cité è stato il mio saluto a Carcassonne. Spero di ritornarci, ma in effetti non è l'unico luogo di questo viaggio di cui ho "portato un pezzetto" con me.
Il nostro vagare ci ha portati all'abbazia di Frafroise, nei pressi di Narbonne, alla quale eravamo passati vicinissimi già una settimana prima senza però riuscire a trovarla. Non visitarla sarebbe stato un peccato, poiché lo stato di conservazione di questo convento ha dell'incredibile, anche grazie ai proprietari (è ora proprietà di privati) che continuano ad investirci - nonché a guadagnarci grazie a turisti, concerti, etc... La mattinata era tra l'altro molto nebbiosa, dettaglio che conferiva all'abbazia dispersa nel nulla un aspetto ancora più remoto, austero e persino mistico.
Nei pressi di Nimes avremmo dovuto visitare poi la fabbrica dell'acqua minerale più famosa (e frizzante) del mondo: la Perrier. Purtroppo il Lonely Planet indicava erroneamente il sabato pomeriggio come momento di apertura, mentre così non era. Dopo l'Airbus, un'altra piccola delusione. Abbiamo dunque dedicato il pomeriggio a vari monumenti romani, partendo da quelli di Nimes (Eur 9.00 per Les Arènes e Maison Carrée). L'anfiteatro è da non perdere, mentre la maison si riduce alla proiezione di un filmato di 20 minuti - tamarro (servono gli occhiali 3D...) ma interessante - sulla storia di Nimes. Proprio di fronte alla maison c'è una creazione dell'ubiquitoso Sir Norman Forster: non vi dico qual'è, tanto se conoscente il grande architetto inglese non potrete non riconoscerne l'impronta (pensate a Stansted Airport, Canary Wharf, Swisscom Tower, ...).
Rimanendo in tema romano, poco sopra Nimes abbiamo visto quello che mi è sembrato il più impressionante: il Pont du Gard, ben conservato e che un tempo faceva parte di un imponente (per usare un eufemismo) acquedotto lungo 50km. Benché l'ingresso fosse gratuito, il parcheggio c'è costato ben 5 Eur: tutto era organizzato in modo tale che, per parcheggiare gratuitamente, bisognasse camminare almeno 2 km. Dopo la visita si era fatto piuttosto tardi, e dormire nella zona del ponte (vicino a Uzès) sembrava la cosa migliore da fare. In effetti lo sembrava e basta, poiché per qualche motivo che ci sfuggiva (forse un torrente che attira turisti nel week-end) gli hotel erano strapieni. Dopo lunga ricerca abbiamo trovato una stanza (Eur 68) in un hotel nuovo di pacca - e niente male davvero - a Collias (sempre nei pressi del ponte). Dal momento che eravamo esausti abbiamo cenato direttamente lì: soli 19 Euro a testa per il "menù del terrore", che tale non si è poi rivelato poiché si trattava di pietanze non troppo esoteriche a base di pesce. Sia qui che a Carcassonne mi ha a dire il vero un po' infastidito il dover scegliere nei ristoranti tra 2 menu a prezzo fisso, senza possibilità di ordinare individualmente un piatto o di "mescolare" le voci dei 2 menu: anzitutto se uno ha poca fame è comunque obbligato a spararsi le 3 portate, ed in secondo luogo se uno vuole ad esempio un dessert che è nell'altro menu rispetto ad antipasto e primo, non può averlo. Bah!
Giorno 14
Vorrei sapere se esistono persone che in un giorno solo hanno visitato Orange, Avignone ed Aix en Provence. Beh, noi ce l'abbiamo fatta, e neppure avendo a disposizione l'intera giornata. Buona parte della mattinata è stata infatti dedicata a qualcosa che Sabry non si sarebbe perduta per nulla al mondo: il museo del bon bon a Uzès, a cura della nota Haribo che ha uno stabilimento lì. Ad accoglierci abbiamo trovato, nel giardino, versioni giganti di vari tipi di caramelle. L'interno del museo (Eur 5) era piuttosto interessante, in quanto proponeva le varie fasi della produzione delle caramelle, un approfondimento sugli ingredienti (non sono schifide come si crede!!!), ed una raccolta di vecchie pubblicità. Alcuni dei macchinari esposti funzionavano: Sabry ne ha usato uno per farsi confezionare 3 pacchetti di caramelle in diretta (inclusi nel prezzo assieme ad altri 3 consegnati direttamente alla cassa). Prima di uscire siamo passati per la boutique, un vero paradiso per il goloso: c'era ogni tipo di caramella, dalle liquirizie agli squali frizzanti; Sabry ha acquistato circa 5 kg di merce, chissà quanto tempo le servirà per mangiarla...
In proposito alle 3 città sopra menzionate mi limito a dire che non vanno assolutamente persi il teatro romano di Orange (conservato alla grande) ed il palazzo dei papi di Avignone. Quest'ultimo vi dà bene l'idea di quanto la Chiesa fosse piuttosto distante dalle questioni spirituali e più che altro fosse una corte vera e propria; alla fine, considerando le diverse epoche, non è che il grattacielo di Scientology ed il palazzo in questione siano così diversi. Aix merita due passi, c'è anche una muschiosa fontana termale. Da Avignone abbiamo potuto anche vedere, sullo sfondo, il Mount Ventoux che ispirò Petrarca, ma non ci siamo saliti (anche andandoci in auto avremmo perso mezza giornata); peraltro, per qualche motivo Petrarca ce l'aveva con Avignone, considerandola la peggiore città del mondo (a me non è sembrata male, certo quelli di Petrarca erano altri tempi).
Questa giornata-maratona ci ha portati a cercare un posto dove dormire alle 8 passate; orientandoci sul risparmio in seguito all'hotel della notte precedente, abbiamo puntato verso il mare per trovare un camping. Siamo finiti in un paese chiamato La Ciotat, dove un singolare campeggio non si potevano tirare fili per stendere i panni ci ha accolti. Cena liofilizzata e buona notte: ne avevamo davvero avonde.
Giorno 15
L'idea era quella di fermarsi un giorno in spiaggia prima di far ritorno in patria, ma il camping di La Ciotat aveva un'altra singolare caratteristica: non si poteva per nessun motivo, nemmeno accordandosi, lasciare definitivamente il campeggio prima delle 8 del mattino. Visto che la sera del 16 mio padre doveva presentare al pubblico il suo primo libro, non potevo rischiare di arrivare tardi, anche perché dovevo organizzare parte dell'evento. Al fine di poter partire alle 6 ci siamo dunque spostati di pochi km, presso un camping a St. Cyr sur Mer. La scelta è stata ottima per vari motivi: il camping era decisamente più carino, e la spiaggia era sempre sabbiosa (quella presso la'ltro camping era più che altro "algosa").
La giornata è trascorsa in spiaggia in totale relax, inframmezzata da una pasta (per la prima volta non liofilizzata) cotta direttamente in campeggio, con tavolo e sedie offertici da un simpatico signore francese. Non era la prima volta che in campeggio i francesi si dimostravano gentili con noi, fornendoci un'immagine di se stessi piuttosto diversa rispetto allo stereotipo che circola (o "striscia") in Italia. Per l'ultima cena in terra francese abbiamo scelto un ristorantino che consiglierei a tutti: "Le Girellier", a Port de la Madrague (10 minuti a piedi verso Est dal camping): ottimo cibo francese e camerieri fuori di testa e divertentissimi. Non tralasciate il gelato, è delizioso.
Giorno 16
Sveglia ben prima del gallo e rientro. Il viaggio è stato lunghissimo e la giornata lo è stata ancora di più, con la conferenza di presentazione del libro che per me si è protratta fino quasi alle 2 del mattino (ero in "zombie mode" da ore).
Cosa ne penso della Francia? Un paese culturalmente molto simile all'Italia, anche se molti (da una parte e dall'altra del confine) non lo ammetterebbero mai. Molti posti erano decisamente incantevoli, da non perdere, mentre in altri (in particolare sulla Costa Azzurra) la troppa gente rende spesso tutto troppo caotico.
Come l'anno scorso, l'automobile ci ha consentito di visitare tante cose per le quali, muovendoci con i mezzi pubblici, avremmo impiegato come minimo il doppio tempo. Per contro, sono sempre convinto che in auto si perda una parte della magia del viaggiare con i mezzi; d'altro canto anche strade ed autostrade possono riservare momenti piuttosto avventurosi e piacevoli. Vedremo l'anno prossimo, presumibilmente in Scozia e con un'auto a noleggio, come ce la caveremo.